lunedì 11 ottobre 2010

Permettimi la domanda...

A che punto di una frequentazione si scoprono le carte dei sentimenti? Fino a quando appuntamenti, telefonate, messaggi, e mail si nutrono di puro, adamantino “mi piaci”? ci sono relazioni nelle quali il punto di non ritorno delle parole viene superato velocemente, siamo esse grandi passioni o amori adolescenziali,  e in men che non si dica si arriva al “ti amo”.  

Alcuni spiriti illuminati, invece, sopravvivono sorridenti al situazioni indefinite e indefinibili a suon di parole mortali.  Ogni coppia ha i suoi tempi, peggio ancora: ogni persona si muove secondo un suo personalissimo copione dei sentimenti. Il dilemma nasce nel momento in cui, posto l’assioma per il quale parliamo di due persone distinte e dotate di maldestra conoscenza dell’Altro, da una parte nasce il desiderio di definire, di “definirsi”, mentre l’altro bandolo del discorso se ne rimane sospeso nel ghiaccio siderale della pura felicità o nell’acqua torbida dell’affezione ormonale. E non raramente le due parti si incarnano in una Lei, il primo caso, e in un Lui, il secondo bandolo. Che biologicamente le donne abbiano bisogno di “definire”  e nomenclare, è assodato. Ma nel momento in cui il desiderio diventa affezione, l’affezione diventa affetto e l’affetto diventa innamoramento…beh, la biologia cede il passo.  E ci si ritrova a far domande, rigirare discorsi, chiedere conferme. Ormai baci, abbracci, frittate di passione mista non bastano più. Il tutto con la sensazione di rovinare bei momenti. Vince chi aspetta, vince chi fugge? Vince chi si tiene fermo il cuore dentro al petto con una mano e con l'altra cerca l'amato bene?

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